In teoria, tutti sanno che segmentare la rete OT è una buona idea. Migliora la sicurezza, riduce la propagazione di errori, isola gli attacchi, facilita il monitoraggio. Eppure, quando si passa dalla teoria alla pratica, la frase più ricorrente è sempre la stessa: “Sì, ma se tocco qualcosa e poi si ferma tutto?”…. ed è un timore comprensibile. In una fabbrica, ogni switch, ogni PLC, ogni indirizzo IP è spesso il risultato di anni di stratificazioni, adattamenti, patch. Funziona. Forse in modo disordinato, forse con qualche workaround. Ma funziona. E mettere mano a quella rete senza compromettere la produzione è a volte una operazione che scoraggia e destabilizza. Perché il rischio è reale.
In questi casi l’approccio corretto non è “rifare da zero” ma segmentare in modo progressivo, con una logica che non interrompe ma accompagna il funzionamento. Vediamo meglio come.
Perché segmentare la rete OT oggi non è più un’opzione
Un tempo, le reti OT erano mondi chiusi. Non c’era internet, non c’era cloud, non c’erano device esterni connessi. I PLC dialogavano solo con altri PLC, i supervisori erano locali, gli impianti non uscivano mai dal perimetro dello stabilimento. Se un tempo però la segmentazione della rete era un’opzione non urgente. Oggi non è più così ed è l’esatto contrario.
Le architetture industriali moderne sono infatti sempre più ibride, distribuite, interconnesse, dove il gestionale parla con il campo, il cloud riceve dati dai sensori, le macchine inviano alert allo smartphone del tecnico. E tutto questo succede, molto spesso, su una rete unica, non separata, non segmentata, dove ogni pacchetto può potenzialmente vedere tutto. Una rete dove un errore, un malware, un attacco o anche solo una configurazione errata possono propagarsi da una linea all’intero stabilimento, o dal campo all’IT. Quando una rete OT non è segmentata, tutto è potenzialmente visibile e raggiungibile. Quindi anche esposto al rischio.
Si tratta di realtà operative che accadono ogni giorno, spesso in aziende che non si considerano “interessanti” per un attacco, ma la cybercriminalità non cerca necessariamente obiettivi eclatanti, piuttosto cerca vulnerabilità facili. E una rete OT non segmentata lo è. Ma i rischi non sono solo esterni. Anche in uno scenario puramente interno, senza attacchi, la mancanza di segmentazione crea problemi.
La segmentazione non è solo sicurezza. È anche ordine. È controllo. È visibilità, e permette di sapere cosa passa dove, chi parla con chi, quali protocolli girano in quali zone.
E, ancora più importante, significa poter bloccare ciò che non deve esserci. Una rete segmentata ti consente di isolare un problema senza spegnere tutto. In altre parole, segmentare significa recuperare il controllo.
Come segmentare la rete OT senza mandare tutto in tilt
Quando si parla di segmentazione, molti si scoraggiano. Ma la verità è che segmentare la rete OT non significa necessariamente rivoluzionarla. Anzi, il principio guida dovrebbe essere quello di “segmentare ciò che è utile, quando è utile, e dove è possibile farlo senza impatto.”
Il primo passo, prima ancora di toccare la rete, è comprenderla. E qui, troppo spesso, ci si scontra con il primo grande ostacolo, la mancanza di documentazione aggiornata. Molte reti OT funzionano ancora con schemi disegnati a mano, appunti sparsi o memorie personali del tecnico storico. La segmentazione richiede un atto preliminare , possibilmente mappando ciò che esiste, identificando i dispositivi, i protocolli, i flussi.
Ovviamente l’obiettivo non è solo proteggere, ma ridurre l’interdipendenza. Se qualcosa va in errore in una zona, non deve trascinarsi dietro il resto. La tecnica più usata in questa fase è l’implementazione di VLAN che va letto come un modo logico per separare gruppi di dispositivi all’interno della stessa infrastruttura fisica. In parallelo, si possono introdurre access control list (ACL) e regole firewall minime. È un lavoro di sartoria, è vero, ma ogni cucitura è un punto in più nella stabilità.
Un approccio interessante, soprattutto nei contesti più sensibili, è quello a cerchi concentrici dove si costruisce un “core protetto” con i dispositivi più critici, poi una zona per le HMI, poi una per il monitoraggio, poi per i servizi di manutenzione remota. A ogni cerchio corrisponde un livello diverso di esposizione e di fiducia.
Un’altra tecnica è la microsegmentazione attraverso switch industriali gestiti, che permettono di bloccare o indirizzare il traffico direttamente a livello di porta. Questo consente di applicare regole precise senza passare da firewall complessi.
Ma come si fa tutto questo senza bloccare la produzione? La risposta è una sola: a piccoli passi.
Si parte da un’area test. Si crea una VLAN per un tratto di linea. Si verifica che tutto funzioni. Poi si replica. Si monitorano i log, si misurano i ping, si ascoltano i feedback degli operatori. Non si improvvisa. Spesso è utile lavorare a lato, creando la nuova segmentazione su infrastruttura parallela e poi facendo lo switch graduale. In alcuni casi si può usare il downtime programmato del fine settimana o delle manutenzioni. In altri, si lavora in orario di bassa attività.
E quando le linee non si possono fermare mai?
Anche qui esistono soluzioni. Ad esempio, l’uso di switch Layer 3 industriali con routing dinamico, che consentono di migrare parte del traffico senza cambiare fisicamente la configurazione dei device. Oppure l’introduzione progressiva di gateway di protocollo che isolano porzioni di rete mantenendo la trasparenza per i dispositivi legacy.
Il punto è questo: segmentare non è (e non deve essere) una rivoluzione. È un’operazione necessaria e graduale. Una volta avviata, cambia tutto, la rete diventa più stabile, più sicura, più leggibile.
E soprattutto, cade la paura di “toccare qualcosa che funziona”.
Una rete ordinata è una fabbrica che respira meglio
Concludendo, allora, segmentare significa proprio dare un ritmo nuovo alle connessioni. Separare per comprendere. Isolare per proteggere. Ordinare per far fluire meglio ogni cosa.
In Moxa Distry Shop crediamo che ogni rete industriale possa diventare chiara, sicura, funzionale e non con rivoluzioni traumatiche, ma con soluzioni graduali, intelligenti, pensate per convivere con la produzione e accompagnarla passo dopo passo verso un nuovo equilibrio.
Router industriali, switch gestiti, gateway per la separazione dei protocolli, firewall pensati per l’OT, tutti strumenti, certo, ma dietro ciascuno di questi c’è un progetto preciso, quello di non lasciare mai la complessità al caso. Di fare chiarezza, una rete alla volta.