• Soddisfatto o rimborsato & spedizione gratuita e immediata
  • Assistenza certificata MOXA da operatori qualificati MTSC
Menu
Link rapidi
cybersecurity industriale

Cybersecurity industriale: primi passi per proteggere la rete OT

Non serve attendere il prossimo caso di cronaca per rendersene conto: le reti industriali sono già nel mirino. Attacchi informatici a impianti di produzione, tentativi di accesso ai PLC, interruzioni di linee automatizzate causate da malware… episodi che, fino a pochi anni fa sembravano fantascienza, oggi compaiono con frequenza crescente nei report di sicurezza. Eppure, in molte aziende, l’idea che la produzione possa essere un obiettivo per gli hacker fatica ancora a farsi strada.
La priorità, negli anni, era garantire che i macchinari non si fermassero, non che fossero protetti da minacce digitali. Così, mentre le reti IT hanno accumulato strati di difese, quelle industriali sono rimaste esposte, mettendo a rischio solo dati e informazioni, ma la produzione stessa, la sicurezza degli operatori, la qualità del prodotto finale.

Ecco perché parlare di cybersecurity industriale oggi non è più un tema tecnico da lasciare a chi si occupa di server e workstation.
Questa guida introduttiva vuole essere proprio per questo un punto di partenza. Un orientamento chiaro per chi deve capire come proteggere la rete OT, da dove cominciare, quali errori evitare. 


Perché la rete OT è un bersaglio e cosa cambia rispetto alla sicurezza IT

Negli anni le reti OT sono state costruite con un obiettivo ben preciso, ovvero quello della continuità operativa. Eppure, proprio questa loro vocazione alla stabilità le rende oggi vulnerabili. Mentre negli uffici il concetto della vulnerabilità delle reti IT si è sviluppato ed evoluto insieme alle minacce, nel mondo industriale, invece, l’idea stessa di “attacco informatico” è arrivata molto più tardi e questo anche per via del fatto che i sistemi OT erano isolati, spesso non collegati a Internet, e non c’era la percezione di un rischio concreto. Fino a quando la convergenza IT/OT, spinta dall’Industria 4.0 e dall’IoT, ha cambiato lo scenario.

Oggi la cybersecurity industriale non è più un tema astratto e non interessa più esclusivamente il fermo produttivo, ma si allarga fino ad inglobare anche il tema della sicurezza con un danno che non è solo informatico, è fisico. Tangibile. Eppure nell’OT la priorità assoluta ad oggi è stata l’ansia di dover fermare una macchina non tanto la perdita di dati. È una logica diversa, quasi opposta, che rende difficile applicare in maniera automatica le stesse soluzioni di cybersecurity nate per l’IT. Semplicemente non si è mai sollevata la delicatissima questione della sicurezza aziendale. E di fatto i sistemi OT spesso utilizzano protocolli proprietari, progettati decenni fa senza alcuna misura di sicurezza intrinseca. Non hanno antivirus, non ricevono aggiornamenti costanti, non sono stati pensati per resistere a intrusioni. Un altro elemento da considerare è la longevità delle infrastrutture industriali, un PLC (Programmable Logic Controller) o un sistema di controllo industriale possono restare in funzione per vent’anni, magari più.

Significa che oggi, nel 2025, molte fabbriche utilizzano ancora apparati progettati negli anni Novanta o Duemila, quando il concetto stesso di “attacco informatico” era lontanissimo. Ed è qui che si inserisce allora la necessità di pensare a misure strutturali come la segmentazione della rete industriale. Separare le aree più critiche da quelle meno sensibili, isolare i PLC che controllano processi vitali, creare barriere logiche tra OT e IT.
Tutto questo riduce la superficie d’attacco e limita i danni in caso di intrusione. Non si può impedire del tutto un tentativo di attacco, ma si può fare in modo che non diventi catastrofico.

Il cambiamento richiesto, però, non è solo tecnico. È organizzativo, culturale, strategico. Vuol dire prendere atto che la sicurezza OT non è più un tema da affrontare “un giorno”, ma un’urgenza da gestire subito. 
La formazione diventa allora un altro pilastro dei “primi passi” verso la cybersecurity industriale.
E il primo passo è proprio comprendere perché le reti OT sono oggi così esposte. Solo partendo da questa consapevolezza si può poi passare alle contromisure: perché se la continuità operativa è sempre stata la priorità, oggi la sicurezza digitale è ciò che permette davvero di mantenerla.

I primi passi concreti: segmentazione, protezione dei PLC e monitoraggio della rete

Capire che la rete OT è un bersaglio ogni giorno praticamente è il punto di partenza. Ma la vera domanda, per chi deve gestire un impianto o un’infrastruttura critica, è sempre la stessa: cosa fare, concretamente, domani mattina?
Il primo concetto chiave è la segmentazione della rete industriale. In passato, molte realtà produttive erano abituate a una rete “piatta”, in cui tutti i dispositivi OT comunicavano tra loro senza particolari barriere. sicuramente una strategia più semplice da gestire, più immediata, apparentemente funzionale. Ma proprio quella semplicità è oggi una delle principali vulnerabilità. Segmentare invece vuol dire dividere la rete OT in sottoreti (VLAN o subnet) e limitare la comunicazione solo a ciò che è davvero necessario. E la segmentazione rete industriale è, di fatto, la prima forma di difesa passiva: non impedisce l’intrusione, ma la contiene.

Il secondo pilastro è la protezione dei PLC, dispositivi essenziali senza dubbio dell’automazione, ma dal punto di vista della sicurezza sono spesso i più vulnerabili, perché non hanno sistemi di difesa integrati, non vengono aggiornati con regolarità, e utilizzano protocolli che non prevedono cifratura o autenticazione. Proteggerli significa innanzitutto controllare chi può comunicare con loro.
Un altro aspetto cruciale riguarda l’accesso remoto ai PLC e sono molte quelle aziende che consentono ai fornitori di collegarsi da fuori per interventi di manutenzione o aggiornamento. È una pratica utile, ma se non viene gestita con cura può diventare una porta spalancata per gli attacchi. La soluzione è utilizzare connessioni sicure, come le VPN con crittografia, e strumenti di autenticazione a più fattori.
Il terzo passo fondamentale è il monitoraggio della rete OT. Quasi sempre le aziende si accorgono di un attacco solo quando il danno è già fatto, eppure ci sono i segnali premonitori, ma senza un sistema di monitoraggio, questi segnali passano inosservati.
In questo senso gli switch gestiti e i router industriali con funzioni firewall, i gateway sicuri sono tutti tasselli fondamentali per rendere la rete più robusta. Ma da soli non bastano. Devono essere inseriti in una strategia chiara, che parte da piccole azioni quotidiane: segmentare, proteggere, monitorare. 

Il ruolo degli switch gestiti e dei router con funzioni di sicurezza

Ogni rete industriale, per quanto complessa, si regge sempre sugli stessi elementi: i nodi che trasmettono informazioni e i dispositivi che ne regolano il flusso. Non è un caso se proprio qui si gioca gran parte della cybersecurity industriale. Per questo, e lo abbiamo anticipato nel precedente paragrafo, gli switch gestiti e i router con funzioni di sicurezza sono la vera infrastruttura difensiva su cui costruire una rete OT resiliente.

Uno switch unmanaged, ad esempio,  si limita infatti a far passare i pacchetti da una porta all’altra, senza alcun controllo. Lo switch gestito, invece, permette di segmentare la rete tramite VLAN, applicare priorità con il QoS, bloccare traffico sospetto, monitorare le performance.
Ma gli switch non bastano, perché se la loro funzione è regolare il traffico all’interno di una rete locale, è il router industriale con funzioni di sicurezza che decide cosa accade quando la rete OT incontra il mondo esterno. Ed è lì che il rischio aumenta in modo esponenziale.

Il router deve integrare firewall, filtraggio avanzato, VPN sicure, controllo degli accessi, segmentazione tra domini diversi. Senza tutto questo, ogni collegamento remoto diventa una potenziale minaccia.
C’è poi il tema della segmentazione profonda, in quanto se lo switch può creare VLAN logiche, il router è l’unico in grado di stabilire regole precise su come i segmenti comunicano tra loro. Può isolare la rete OT da quella IT, permettendo solo lo scambio di dati indispensabili, filtrati e monitorati. In questo modo, un attacco che parte da un PC compromesso della rete uffici non può arrivare a bloccare un PLC in produzione. È la famosa barriera tra IT e OT, che non è solo un concetto astratto, ma un’architettura concreta fatta di dispositivi capaci di fare da filtro.

Gli switch gestiti e i router industriali non sono solo dispositivi di sicurezza, ma anche strumenti per garantire ridondanza e resilienza e, in una sola parola, quindi continuità operativa.
E c’è un ulteriore vantaggio, quello della visibilità centralizzata, garantita dal monitoraggio di un unico e solo pannello.
Se vuoi approfondire come queste tecnologie si integrano in una strategia di sicurezza completa, puoi leggere questa analisi sulle criticità e sicurezza delle reti industriali o l’approfondimento dedicato a perché la cybersecurity sta diventando una priorità.

Rendere operativa la cybersecurity industriale non significa stravolgere un’infrastruttura o avviare progetti titanici. Vuol dire partire da ciò che già esiste, con un approccio più consapevole. Ma soprattutto proteggere una rete OT non è un’impresa da compiere da soli. E non si improvvisa.

Moxa Distry Shop nasce proprio con la volontà di offrire non solo dispositivi affidabili e robusti, ma anche un accompagnamento consapevole nel percorso di trasformazione digitale e di messa in sicurezza delle infrastrutture industriali. La sua proposta non si limita all’hardware, router, switch, gateway, ma si estende a un sistema di conoscenza, supporto tecnico e risorse pensate per guidare ogni realtà, dalle PMI ai grandi impianti, verso una rete OT più resiliente.

Iniziare oggi è il modo migliore per essere pronti domani. E se la direzione è quella giusta, un passo alla volta basta.