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Surriscaldamento termico

Estate e surriscaldamento degli impianti: cosa fare?

L’estate, più che una semplice variabile climatica, rappresenta un fattore sistemico di rischio per gli impianti industriali, spesso sottovalutato nelle pianificazioni di manutenzione ordinaria.
Il rialzo delle temperature ambientali, l’aumento del carico operativo dovuto alla stagionalità produttiva, l’umidità relativa più elevata e la maggiore esposizione agli agenti atmosferici possono infatti concorrere in maniera sinergica a compromettere la resilienza termica delle infrastrutture tecnologiche, accelerando i fenomeni di degrado fisico e provocando malfunzionamenti anche catastrofici nei sistemi di controllo, comunicazione e alimentazione.
Nel nostro articolo verrà analizzato il ruolo degli ambienti tecnici chiusi nella gestione passiva del calore e come questi possano essere convertiti da “punti ciechi” a veri e propri strumenti di mitigazione attiva del surriscaldamento industriale.

Prevenire il collasso termico

Il surriscaldamento delle componenti elettroniche non è un evento raro o accidentale, ma un fenomeno ricorrente durante la stagione calda, soprattutto negli impianti che non sono stati progettati con criteri di protezione ambientale o dove la manutenzione preventiva è stata trascurata.
Tra i sintomi più comuni figurano l’aumento della temperatura nei quadri elettrici, l’interruzione dei cicli di ventilazione forzata, l’attivazione precoce di ventole di raffreddamento, la perdita di efficienza nei moduli di conversione energetica e la distorsione dei segnali nei sistemi di comunicazione dati. Tutti segnali che, se non intercettati per tempo, possono degenerare in blocchi di linea, arresti anomali o guasti a cascata che mettono a repentaglio l’intera produttività.

In particolare, gli ambienti dove si concentrano dispositivi come switch Ethernet industriali, convertitori seriale-Ethernet, moduli I/O remoti, gateway IIoT, alimentatori ridondanti e router edge risultano essere fra i più sensibili, perché la loro posizione all’interno di quadri elettrici o container tecnici non sempre assicura un adeguato ricambio termico.
A peggiorare il quadro è la presenza di cablaggi ad alta densità, che ostacolano la ventilazione naturale e generano microclimi locali con picchi di temperatura spesso ben oltre i limiti operativi specificati dai costruttori.
Ma non è solo questo il punto. Il problema è infatti aggravato anche dalla tendenza a ignorare l’accumulo progressivo di polveri, residui di lavorazione o agenti corrosivi che si depositano sulle superfici dissipative, riducendo sensibilmente la capacità di raffreddamento passivo e alterando i coefficienti di conduzione termica.

In questi casi non è sufficiente la semplice pulizia stagionale o l’installazione di ventilatori supplementari. Serve una mappatura termica dell’impianto, condotta mediante termocamere IR, data logger ambientali, sensori di temperatura connessi e software di monitoraggio energetico, in grado di fornire una rappresentazione dinamica dell’evoluzione termica nei diversi comparti dell’infrastruttura. 

È proprio attraverso questa mappatura che si rende possibile individuare le zone a rischio, pianificare interventi mirati di raffreddamento, sostituzione o riallocazione delle apparecchiature, ottimizzare i flussi d’aria e regolare i set-point termici dei dispositivi attivi.

L’obiettivo è quello di ridurre in maniera tangibile i fenomeni di deriva termica, evitare l’effetto domino innescato dal guasto di una singola componente e garantire la continuità operativa dell’impianto anche nei mesi più critici dell’anno. In questo quadro, è fondamentale disporre di apparati e soluzioni tecnologiche con certificazione per temperature estese (-40°C/+75°C), protezione contro sovratensioni e condensa, resistenza a shock e vibrazioni e possibilmente dotati di meccanismi di autodiagnosi termica integrata.

Il primo passo, dunque, è una piena consapevolezza del rischio: l’estate non è solo una stagione calda, ma è il momento in cui l’impianto viene messo alla prova nella sua integrità, coerenza progettuale e qualità installativa. Laddove esistano anche minimi punti deboli, è proprio sotto stress termico che questi emergeranno, trasformando ciò che era un semplice squilibrio latente in un malfunzionamento conclamato

Effetti del surriscaldamento su componenti elettronici, apparati di rete e dispositivi di campo

L’elettronica, per sua natura, è sensibile agli sbalzi termici e tende a perdere affidabilità operativa quando le soglie di temperatura si avvicinano ai limiti massimi di funzionamento.

Nel dettaglio, i componenti a semiconduttore – come microprocessori, transistor, MOSFET e ASIC – sono soggetti a de-rating termico, ovvero alla riduzione progressiva delle prestazioni nominali man mano che aumenta la temperatura. Qual è l’effetto di questo stress termico? Sicuramente l’elevata temperatura è responsabile dei rallentamenti nei tempi di elaborazione, errori di comunicazione, instabilità logica e, nei casi più gravi, thermal runaway, ovvero una condizione irreversibile in cui l’aumento di temperatura genera una maggiore dissipazione termica, con conseguente collasso del componente.
Anche le memorie volatile (RAM) e non volatile (EEPROM, Flash) possono perdere integrità dei dati in presenza di sovratemperature prolungate, compromettendo l’intera struttura di gestione dati dell’impianto.

Nei dispositivi di rete, come switch Ethernet industriali, media converter e gateway IIoT, il surriscaldamento inoltre può influire direttamente sulla stabilità della connessione e sulla qualità del segnale trasmesso.
I fenomeni più frequenti sono l’aumento della latenza, la perdita di pacchetti, l’interruzione temporanea delle porte, la desincronizzazione tra nodi e la riduzione dell’efficienza energetica nei dispositivi PoE. Questo è particolarmente critico in architetture di rete ad alta disponibilità, dove il guasto di un singolo nodo può innescare loop di rete, fault cascading e interruzioni di servizio anche su segmenti distanti.

Dal punto di vista della sensoristica e dei moduli di campo (ad esempio moduli I/O, encoder, attuatori, driver di motore, sensori di processo), l’aumento della temperatura può alterare la precisione delle letture, influenzare la risposta dinamica dei sensori e causare derive nei segnali analogici o digitali. In ambienti industriali dove il controllo preciso dei parametri fisici è essenziale – pensiamo ad esempio a impianti chimici, farmaceutici o alimentari – queste alterazioni possono tradursi in non conformità di processo, con impatti economici, legali e reputazionali anche molto rilevanti.

Gli effetti collaterali del surriscaldamento riguardano inoltre la dilatazione termica differenziale dei materiali, situazione che può causare microfratture nei PCB, stress meccanico sulle saldature, disallineamenti nei moduli con innesto a pressione, e perdita di isolamento nei materiali plastici. Inoltre, la viscosità dei fluidi refrigeranti può diminuire a causa delle alte temperature, con conseguente perdita di efficienza nei sistemi HVAC o nei sistemi di raffreddamento liquido.
Anche i moduli di alimentazione – come gli alimentatori switching, UPS, batterie tampone o convertitori DC/DC – sono particolarmente vulnerabili in quanto le elevate temperature riducono significativamente la vita utile dei condensatori elettrolitici, aumentano la resistenza interna e generano cali di tensione non compensati.

Gli effetti del surriscaldamento non si manifestano solo sotto forma di guasto immediato, ma spesso si traducono in degrado prestazionale silente, ovvero in un lento ma continuo deterioramento dell’efficienza, dell’affidabilità e della stabilità operativa. Per questo è essenziale intervenire più che con manutenzioni correttive ex-post, con strategie predittive in grado di anticipare il collasso termico.

Rilevare i segni precoci di stress termico: come anticipare i guasti

L’eccessiva temperatura non agisce mai in modo repentino e improvviso: essa tende a manifestarsi attraverso micro-anomalie progressive, spesso trascurate perché non immediatamente percepite come sintomatiche di una condizione critica. Tuttavia, il surriscaldamento tende a lasciare tracce diagnostiche rilevabili, che se lette correttamente permettono di attuare interventi mirati e puntuali, evitando interruzioni della continuità produttiva.

Tra i primi indicatori da monitorare rientrano le variazioni nei consumi elettrici, anche minime, che spesso nascondono un aumento della resistenza interna nei componenti elettronici, dovuto alla sollecitazione termica. Lo stesso vale per le oscillazioni delle tensioni di uscita in moduli di alimentazione, o per i picchi di latenza nella trasmissione dati nei dispositivi di rete. Il surriscaldamento, infatti, compromette la reattività delle logiche di controllo, altera la velocità di risposta dei sensori e produce rumorosità anomala nei motori elettrici o nelle ventole di raffreddamento. Questi elementi, se rilevati con strumentazione adeguata, costituiscono segnali inequivocabili di una deriva funzionale in atto.

Inoltre, è importante considerare la decalibrazione lenta dei sensori come i termometri digitali, i trasduttori di pressione e i rilevatori di umidità, che possono progressivamente falsare le letture e generare comportamenti erratici nei sistemi SCADA o HMI. La verifica periodica tramite riferimenti tracciabili e strumenti di calibrazione certificati permette di identificare deviazioni rispetto ai parametri nominali, attivando un protocollo di manutenzione preventiva. Un altro segno precoce di degrado termico riguarda la presenza di odori anomali o segni di decolorazione nei materiali plastici, negli isolamenti e nelle guarnizioni, spesso indicatori di una condizione di stress protratto che può sfociare in malfunzionamenti gravi o addirittura incendi. Tali sintomi vanno registrati, classificati e incrociati con lo storico delle manutenzioni per valutare eventuali correlazioni tra degrado fisico e ambientale.

L’uso di tecnologie di monitoraggio continuo, come i sistemi di termografia IR in tempo reale, i data logger ambientali integrati nei quadri elettrici, e le piattaforme edge di acquisizione dati, collegati via gateway IIoT, forniscono alert automatici quando determinati valori di soglia vengono superati, innescando procedure di verifica tecnica o riduzione dei carichi in modo controllato. 

Ottimizzazione del raffreddamento industriale con soluzioni tecniche

Nella gestione delle alte temperature estive non esiste una soluzione universale, ma un insieme di tecnologie e strategie che devono essere calibrate in funzione del layout impiantistico, del carico termico generato dai processi produttivi e delle caratteristiche ambientali esterne.

Una delle tecniche più efficaci per la mitigazione termica nei quadri elettrici è la ventilazione forzata combinata con filtrazione a due stadi.
I ventilatori industriali a portata variabile, dotati di sensori di temperatura e controllo PID, modulano il flusso d’aria in funzione delle condizioni operative, mentre i filtri a carboni attivi o a maglia fine bloccano l’ingresso di particolato e agenti contaminanti. I sensori IoT permettono di monitorare in tempo reale l’efficienza del sistema di raffreddamento, attivando logiche predittive per la sostituzione dei filtri o la calibrazione della ventilazione.

Nei contesti industriali quali impianti metallurgici, cementifici, o stabilimenti in area subtropicale l’aria esterna non è quasi mai sufficiente a garantire un raffreddamento efficace. In questi casi è opportuno adottare soluzioni con scambiatori di calore aria-aria o aria-acqua, oppure sistemi di raffreddamento attivo a compressione, dotati di compressori scroll, valvole termostatiche e circuiti frigoriferi a refrigeranti naturali. Particolarmente efficace risulta anche l’isolamento termico degli armadi di controllo, realizzato mediante pannelli sandwich, barriere riflettenti in alluminio, materiali aerogel o coibentazione a cellule chiuse, per minimizzare il trasferimento di calore per conduzione e irraggiamento.
Una corretta progettazione impiantistica deve includere infine una zonizzazione termica delle aree tecniche, separando le zone ad alta generazione di calore (come inverter, UPS, azionamenti) da quelle a bassa intensità, e garantendo una distribuzione uniforme del flusso d’aria. I moderni software CFD (Computational Fluid Dynamics) consentono di simulare i flussi termici, evidenziare i punti caldi e progettare soluzioni di ventilazione mirate, che evitano la formazione di sacche d’aria stagnante e ottimizzano l’efficienza dei sistemi HVAC.

Bisogna avere un approccio multidisciplinare che coniughi termotecnica, automazione, manutenzione predittiva e ingegneria dei materiali. Solo così è possibile garantire prestazioni affidabili, ridurre il rischio di downtime e prolungare la vita utile degli asset produttivi, anche durante le estati più torride.

Soluzioni avanzate per proteggere gli impianti dal caldo estremo

Quando allora il rischio di downtime cresce con il crescere delle temperature, è fondamentale affidarsi a partner in grado di offrire soluzioni ingegneristiche certificate, performanti e soprattutto resilienti. In questo scenario critico, Moxa Distry Shop rappresenta il punto di riferimento per tutti coloro che operano in ambienti ad alta sollecitazione termica e necessitano di dispositivi industriali capaci di garantire operatività continua anche sotto stress ambientale estremo.

La gamma di soluzioni proposte – che include switch Ethernet industriali certificati, gateway IIoT ad alta efficienza termica, convertitori multiprotocollo con protezioni avanzate e router edge con diagnostica integrata – è progettata specificamente per resistere a range operativi estesi, e supportare gli ambienti contro gli sbalzi di tensione e le sovratemperature critiche.

L’approccio di Moxa Distry Shop non si limita alla fornitura di hardware, ma si estende a una consulenza tecnica su misura, che accompagna aziende, impiantisti e system integrator in ogni fase del progetto: dalla selezione dei dispositivi alla configurazione protetta dei parametri, dall’ottimizzazione termica alla predisposizione di topologie ridondate e intelligenti.
Perché in estate, più che in ogni altro momento, l’affidabilità non è un’opzione: è una scelta ingegneristica.