In ambito sanitario il dialogo tra medico e paziente è probabilmente uno degli aspetti più delicati e critici del percorso di una diagnosi e della cura, in quanto poggia sulla relazione di fiducia che si instaura tra due persone e che presuppone un patto, un’alleanza, che ha come obiettivo il recupero o il mantenimento della salute. Anzi potremmo dire che la relazione tra chi eroga una cura e chi viene curato sia già parte integrante del percorso terapeutico. Le malattie, specialmente alcune, sono difficili da capire o da accettare, e i medici hanno infatti spesso una enorme responsabilità: quella cioè di trasferire informazioni sensibili e di farlo nella maniera più completa possibile. Di contro i pazienti sono spesso “da soli”, nel tentativo di decifrare terminologie criptiche, in balia della personale capacità di intercettare e raccogliere informazioni, talvolta fuorvianti, documentandosi su format tradizionali (brochures, riviste scientifiche, eccetera, eccetera) o anche magari attingendo dalle piattaforme digitali messe loro a disposizione da una iperconnessione sempre più fruibile ed inclusiva.
Questi strumenti, sebbene utili, non sempre riescono a colmare il divario informativo tra il medico e il paziente, lasciando quest’ultimo in uno stato di incertezza o confusione e comunque non sempre permettono una personalizzazione o una interattività delle informazioni, assolutamente necessarie entrambe. Per questi limiti odierni il percorso della cura va iniziato a partire dalla corretta gestione delle informazioni, contenuti che nascono in primo luogo come direzione sui farmaci e sulle terapie cui il paziente dovrà sottoporsi, ma ancora prima come miglioramento della formazione, con soluzioni didattiche più efficaci e coinvolgenti e che vedono il paziente attivamente coinvolto nel proprio percorso terapeutico.
Questo passaggio alla digitalizzazione dell’educazione sanitaria rappresenta una svolta, poiché permette di superare le limitazioni del passato e di abbracciare un futuro dove ogni paziente ha accesso a informazioni chiare, precise e, soprattutto, personalizzate, grazie alle moderne tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e il metaverso.
Impatto psicologico nella comunicazione della diagnosi e della cura
Come abbiamo avuto modo di accennare nell’ambito della pratica medica, uno degli aspetti più impegnativi e psicologicamente gravosi è la comunicazione delle diagnosi, specialmente quando queste sono gravi o complesse. Una diagnosi non è mai la sola comunicazione di uno stato di salute mancata o per la quale si mette a rischio la vita stessa, piuttosto si tratta della modalità attraverso cui questi contenuti vanno trasferiti e percepiti in maniera empatica, per consentire anche una adeguata gestione emotiva del paziente. In questo preciso istante si determina la relazione, il rapporto tra medico paziente, che sarà il quanto e il come procederà la parte successiva della terapia. La comunicazione di una malattia impatta psicologicamente anche il medico (che pure deve mantenere uno sguardo oggettivo sulla persona e sulla patologia) e condiziona, infatti, la qualità della reazione del paziente che potrà affidarsi o meno al medico stesso. Per i pazienti, ricevere notizie che possono cambiare la prospettiva vita è un evento estremamente stressante e il poter condividere (e cogestire) con il medico la propria condizione e il percorso terapeutico può giocare a favore per bilanciare uno stato psicologico che oscilla tra lo sconforto e la disperazione.
Restare lucidi all’ascolto di una diagnosi dura può essere compromettente per la comprensione stessa delle informazioni erogate dal personale sanitario: il paziente infatti può sperimentare una gamma di emozioni negative, come paura, ansia, tristezza o rabbia, che possono influenzare la capacità di comprendere pienamente le informazioni mediche. Questo può portare a problemi di aderenza al trattamento, con pazienti che forse non seguono le indicazioni terapeutiche o che evitano di prendere decisioni importanti riguardo alla loro salute.
D’altra parte, i medici sono anch’essi essere umani e come tali in una erogazione tradizionale di informazioni fatta “faccia a faccia” possono provare quel carico emotivo che si definisce “compassion fatigue“, quella stanchezza emotiva derivante dal costante carico di dover “trovare le parole giuste” e gestire le reazioni emotive dei pazienti, oltre alle proprie emozioni.
Uno dei principali rischi di questa situazione è dunque dal lato del paziente l’omissione della terapia, e dal lato del medico ad uno stato di perenne burnout con una diminuzione della qualità delle cure e delle informazioni fornite.
Di fronte a queste situazioni evidenti si fa quindi pregnante l’esigenza di reperire strumenti formativi alternativi e che siano in grado di informare il paziente in maniera consapevole, esaustiva e completa e preparare alla scelta responsabile della terapia, snellendo contemporaneamente il carico emotivo ad oggi relegato solo all’equilibrio empatico ed emotivo del medico. L’introduzione di tecnologie avanzate, come realtà aumentata, realtà virtuale, intelligenza artificiale, software di analisi predittiva, piattaforme di consulenza online o app per il monitoraggio del benessere emotivo, possono fornire sia ai pazienti sia ai medici strumenti aggiuntivi, così che sia più facile il rapporto medico-paziente, garantendo che la comunicazione non sia solo una trasmissione di cattive notizie, ma l’inizio di un percorso condiviso verso la gestione e la risoluzione della malattia.
In tal senso resta utile sempre investire anche in una costante formazione sulla comunicazione empatica per i professionisti sanitari, e sull’uso di strumenti visivi e didattici, oltre al supporto psicologico e di counseling, per meglio aiutare i pazienti a comprendere la personale condizione di salute (o di malattia) e il trattamento.
Comunicazione tra medici e pazienti basta sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale
L’approccio tradizionale per il passaggio delle informazioni sullo stato di salute dal medico al paziente è stato tradizionalmente svolto da sessioni faccia a faccia, o al più attraverso brochure informative, workshop educativi, contenuti digitali. Questi metodi, sebbene abbiano il merito di fornire informazioni essenziali, mostrano però evidenti limitazioni: l’informazione è spesso complessa, farcita di nozioni “tecniche e difficili” per i non addetti ai lavori, generalizzata e poco spendibile a livello individuale. Inoltre la fruizione di questi contenuti non tiene troppo conto delle diverse capacità di comprensione dei pazienti o delle loro specifiche esigenze informative.
In una prospettiva quasi interamente monodirezionale delle informazioni il paziente è quasi interamente escluso e non si sente come parte attiva del percorso di cura con i rischi che abbiamo accennato: una comprensione superficiale, o disfunzionale e insufficiente delle informazioni che sono necessarie per gestire efficacemente la propria salute. Ad aggravare negativamente il tutto i tempi limitati che vengono dati ai medici per spiegare un po’ tutto: dalla diagnosi alla cura e al dopo, che è quasi sempre, quest’ultima, una delle informazioni più importanti per i pazienti. Per non parlare poi delle barriere linguistiche che possono complicare maggiormente le cose confondendo ulteriormente il percorso della cura.
Per questo l’intelligenza artificiale (AI) rappresenta una risorsa preziosa della comunicazione medico-paziente e, grazie a strumenti come simulatori virtuali per procedure mediche o per l’anatomia correlata alle loro condizioni, traduttori automatici, piattaforme digitali interattive con risorse educative, sistemi di sintesi vocale, sistemi di supporto decisionale e chatbot stanno diventando sempre più sofisticati e capaci di fornire soluzioni e assistenza in tempo reale sia ai medici che ai pazienti nella erogazione e fruizione dei contenuti più adeguati. Un paziente, ad esempio, potrà decidere in autonomia quali percorsi formativi scegliere e quando fruire delle informazioni se presenti in programmi digitalizzati, selezionando i contenuti in base alle personali esigenze personali.
Questo migliora la percezione delle informazioni di patrimonio dei pazienti, il successo terapeutico e il rapporto di fiducia con il medico e la struttura sanitaria, ma in più consente ai medici di ottimizzare i propri tempi, dedicando forze ed energie ad eventuali emergenze o esigenze del settore.
L’implementazione di queste tecnologie avanzate non solo supera le barriere esistenti nell’educazione del paziente ma apre anche la porta a una sanità più inclusiva, interattiva, personalizzata ed efficace.
Il metaverso come strumento di educazione innovativo
Nell’ambito della relazione medico-paziente e della trasmissione di informazioni diagnosi-cura l’utilizzo del metaverso apre scenari assolutamente inediti e promettenti. Questo ambiente virtuale offre un’immersione totale, grazie alla realtà aumentata e alla realtà virtuale, che offrono ambienti interattivi capaci di trasformare come mai prima d’ora l’apprendimento medico da un processo statico e unidirezionale in un’esperienza dinamica e coinvolgente. Grazie a questa tecnologia è possibile “fare esperienza” di una condizione anatomica e clinica o di uno scenario da “sala operatoria” utile a informare sulla tipologia e sull’andamento della chirurgia e del post riabilitazione.
Attraverso il metaverso è possibile vivere in anticipo una situazione comprendendo meglio i passaggi del trattamento e riducendo significativamente l’ansia del paziente.
Il metaverso, inoltre, facilita un’applicazione personalizzata della formazione in ambito medico sanitario, permettendo ai pazienti di apprendere a proprio ritmo e secondo le proprie esigenze specifiche.
Benefici di una comunicazione migliorata
Dal punto di vista tecnico, le soluzioni di AI e il Metaverso si appoggiano su infrastrutture di rete avanzate, che supportano la trasmissione di grandi volumi di dati in tempo reale, assicurando che le esperienze “artificiali” e “virtuali” siano fluide e prive di interruzioni.
La sicurezza informatica gioca quindi un ruolo cruciale, poiché è essenziale proteggere le informazioni sensibili dei pazienti che vengono scambiate in questi ambienti.
La connettività industriale edge e le infrastrutture di rete sicure e affidabili, come quelle fornite da Moxa Distry Shop, giocano pertanto un ruolo chiave nell’implementazione efficace di queste tecnologie, facendo in modo che le strutture sanitarie possono garantire una comunicazione medico-paziente sicura ed efficace, contribuendo a una gestione della salute più informata, condivisa, cogestita e che metta al centro del percorso terapeutico di guarigione e cura il paziente, affinché la salute non sia una scelta opzionale e casuale, ma una volontà consapevole.